Benjamín Esposito è un ex pubblico ministero della Procura di Buenos Aires ormai in pensione. Nella solitudine dei suoi giorni, decide di scrivere un romanzo.
Ma il soggeto riguarda un caso su cui lavorò 25 anni prima, una storia che tutt'ora lo ossessiona e tormenta.
Tornato a Buenos Aires, ritrova il suo superiore tutt'ora in servizio, Irene, con la quale rievoca il controverso caso, uno stupro e omicidio avvenuto nel 1974.
Ciò lo riporetrà non solo a rivivere quel periodo, ma anche a confrontarsi con sentimenti taciuti con cui tutt'ora convive.
Un crimine irrisolto
E' questo l'icipit che apre la storia.
Le parole su carta di Benjamin diventano immagine vivide e ci trascinano insieme a lui.
Poi queste immagini si distaccano dalla carta per divenire espressione del ricordo, in alternanza all'attuale in cui incontri, discorsi e luoghi le richiamano.
Un amore sospeso
E' il tipo di amore che caratterizza questo film.
L'amore del marito per la moglie defunta che lo mantiene fermo e gli dà forza nel perdurare.
L'amore silenzioso di Benjamin per Irene che, nel passare del tempo, resta lì, immutato e malinconico.
L'amore ossessivo dell'assassino.
Un finale da scrivere
Un finale?
Ma quale?
Perchè quando crediamo che tutto sia finito e risolto, qualcosa accade e rimette tutto in discussione.
Davvero un film sorprendente in cui i flashback si armonizzano perfettamente con lo scorrere della vicenda.
Le atmosfere, nonostante i toni caldi che prevalgono nella fotografia, si amalgamano con i luoghi e le parole, vero punto di forza, sono evidenziate da inquadrature e movimenti che permettono concentrazione non solo su di esse, ma anche sui dettagli.
E gli sguardi, veri protagonisti, si sostituiscono a risposte, pensieri e sensazioni in un gioco di complicità.
Ottima l'interpretazione dei comprimari, espressione piena dell'umanità dei protagonisti.
Un meritatissimo oscar come miglior film straniero.